Chiesa ex Cattedrale S. Maria Assunta

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L’impostazione originaria della prima Cattedrale romanica del XII secolo era molto diversa dall’attuale. Sino a tutto il XV secolo l’ingresso era posto a nord, sull’attuale Largo Chiesa, ed il perimetro si sviluppava con asse N-S nella zona attualmente antistante l’abside.
Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo un prelato, probabilmente Roberto Biscicelli (o Piscicelli) – Arcivescovo di Brindisi ed Oria, nonché all’epoca reggente della diocesi di Mottola – fece ristrutturare radicalmente ed allargare il duomo, che si sviluppò finalmente da Ovest ad Est secondo l’orientamento canonico, dandogli più o meno la forma attuale, scandita in senso longitudinale da sei colonne in tre navate (più ampia la centrale), con un unico abside a fondo semicircolare; sulle navate laterali sono realizzate quattro cappelle per lato, dotate di altari ad eccezione della prima della navata sinistra, originariamente destinata a sede del Fonte Battesimale. Le volte tufacee della chiesa vennero realizzate nel 1816-17, sostituendo la originaria copertura in legno ormai fatiscente.
La facciata, le cui linee ricordano quelle della cattedrale di Ostuni (1435), presenta tre ingressi. Le due porte laterali sono realizzate con architravi estremamente semplici e non decorate, mentre il portale centrale È sovrastato da due festoni concavi in salita fino alla gemma che è nel punto di incontro, sono decorati con fiori e frutti, e terminano con due piccoli rosoni sovrastati da pigne che poggiano sui capitelli delle due lesene laterali scanalate, ognuna delle quali è affiancata da una colonnina liscia con capitello corinzio, poggiante su un leone posto a “guardiano del tempio”. Sull’architrave è scolpita l’iscrizione
H.I.F.M.RB. A.D. MCCCCCVII
che dovrebbe tradursi
“Hanc Ianuam Fecit Munificus Robertus Biscicellus Anno Domini MCCCCCVII”
ovvero
“Questa porta fece il munifico Roberto Biscicelli nell’anno del Signore 1507”.
Al di sopra del portale centrale vi è il rosone con una ampia vetrata, mentre sui due ingressi laterali si stagliano simmetricamente due eleganti bifore ad arco circolare, ricavate in arcate cieche ad arco ellittico. La parte superiore terminale della facciata è molto interessante, col contorno tutto decorato da un merletto di arcatelle, ed è disegnata nella porzione centrale da due archi concavi in salita sino al loro incontro, mentre nelle porzioni laterali da due archi convessi.
All’interno, subito sopra l’ingresso laterale a sinistra, si può notare il listello in pietra locale (mazzaro), riportante l’iscrizione del XIII secolo
CV FILIO HENRICO REGE SICILIE HOC:OP(us) COSTR(uxit)
e l’aggiunta probabilmente posteriore
ANNO. SIO? P.F.
che dovrebbe riferirsi alla ricostruzione in epoca sveva del Castello di Mottola (vedi).

La prima cappella della navata sinistra, ove attualmente viene praticato il sacramento della Confessione, ha ospitato fino a qualche anno fa il Fonte Battesimale, e presenta una grande tela del Battesimo di Gesù, dipinta negli anni ’40 del Novecento dal religioso Nicola Musco. La bella acquasantiera dell’inizio del XVIII secolo con alla base lo stemma del vescovo Mastrilli (1703-1714), che era al disotto del dipinto e che veniva utilizzata come Fonte Battesimale, attualmente è stata spostata e collocata sulla destra della ampia scalinata che conduce all’abside del tempio.
La seconda cappella della navata sinistra ospita un dipinto di committenza confraternale che rappresenta la Madonna del Rosario, opera del pittore conversanese Samuele Tatulli, datato 1824. Il dipinto, permeato da un forte messaggio pietistico e devozionale, rappresenta la Vergine e il Bambino che consegnano i rosari rispettivamente a S. Domenico – rappresentato col tradizionale attributo iconografico del cane che regge tra i denti una piccola torcia – e S. Rosa da Lima. Contornano il gruppo i 15 Misteri, rappresentati in ovali collegati tra loro da corone di rosario. In una nicchia laterale è conservata una statua di S. Francesco da Paola.
Subito dopo troviamo l’altare edificato nel 1945 e dedicato con una targa (sulla destra dell’altare) dai soldati polacchi che parteciparono alla II Guerra Mondiale, con la grande icona lignea rappresentante una Madonna Nera, donata dagli stessi militari e recentemente restaurata. In questa occasione fu murata la porta laterale che – a partire dal XVIII secolo – aveva rappresentato di fatto il principale accesso al tempio, la cui facciata principale era stata abbruttita ed ingombrata per secoli dal Seminario voluto dal vescovo Tufo nel 1600.
Si giunge dunque all’ultima cappella della navata sinistra, il cui altare occupa attualmente quello che fu l’ingresso della primitiva Cattedrale del XII secolo, trasformato dal vescovo Mastrilli agli inizi del XVIII secolo nella Cappella di S. Giuseppe a spese della originaria facciata. Attualmente essa ospita un dipinto abbastanza rovinato e di autore anonimo, databile al XVIII-XIX secolo, rappresentante la Vergine col Bambino adorata da un gruppo di Santi. Ai due lati dell’altare vi sono due nicchie contenenti alcuni gruppi scultorei in cartapesta, risalenti agli inizi di questo secolo. A sinistra vi è la statua della Madonna delle Grazie, protettrice dei musicanti, che dalla seconda metà dell’Ottocento fino a qualche anno fa – il 2 luglio – tutti i membri del Concerto Bandistico mottolese portavano in processione dalla Cappella del Cimitero dedicata alla Madonna sino alla ex Cattedrale. Nella nicchia destra troviamo invece il gruppo scultoreo rappresentante l’Apparizione della Vergine a Lourdes.
Subito dopo si incontra la grande Cappella del SS. Sacramento, costruita sotto il vescovo Luigi Della Quadra nel 1664 dalla omonima Confraternita (esistente sin dai primi anni del Seicento e che all’inizio del XVIII secolo si fuse con la Confraternita del Rosario). Notevole, in questa Cappella, il prezioso altare realizzato in pietra colorata (finto marmo), estremamente curato e spettacolare, alle spalle del quale campeggia una Ultima Cena del pittore napoletano Federico Maldarelli (1821-1893). Il soffitto del Cappellone è completamente decorato e presenta alcuni dipinti, di fattura recente, rappresentanti uno la SS. Trinità, con ai lati l’Agnello Pasquale ed ancora la Navicella della Chiesa. Ai lati dell’ingresso nella cappella, in due medaglioni sono raffigurati San Pietro con le chiavi del Paradiso e San Paolo con la spada ed il libro.

Si giunge quindi al grande abside sopraelevato della ex Cattedrale, nel quale troneggia la grande tela della Vergine Assunta, alla quale è intitolato il tempio. Il dipinto è opera dell’esponente del “barocco napoletano” Conte Nicola Malinconico (1673-1721), allievo di Luca Giordano, e venne realizzato nel 1706 su committenza del vescovo Mastrilli. Rappresenta la Vergine, circondata da angeli, che sale al cielo: ai suoi piedi è raffigurato il protettore della città, S. Tommaso da Canterbury.
L’abside è stato rimodernato nel corso dei lavori di restauro del 1965 che hanno eliminato in tutta la chiesa gli stucchi e decorazioni superflue, e pertanto non vi è più l’altare originario, sostituito da un manufatto di concezione moderna. Ai piedi della scalinata di accesso, sulla destra, da qualche anno è collocato il Fonte Battesimale, rappresentato dalla artistica acquasantiera settecentesca dono di mons. Mastrilli.

A destra dell’abside vi è la porta della Sacrestia. All’inizio della navata corrispondente vi è la cappella dedicata allo stesso San Tommaso di Canterbury, la cui statua – risalente al XVI secolo ed acquistata dal vescovo Piscicelli – è conservata in una nicchia posta al di sopra dell’altare.
Sui muri laterali della cappelletta di S. Tommaso troviamo due dipinti qui riportati, unici superstiti (insieme probabilmente ad una Santa Lucia conservata alla Sovrintendenza ai Monumenti di Bari) della originaria decorazione della primitiva cattedrale romanica del XII secolo. Si tratta di affreschi rinascimentali – quasi sicuramente risalenti al XV secolo – che rappresentano lo stesso San Tommaso Becket (a sinistra) e San Paolo (a destra), e sono stati ritrovati nel corso dei restauri del 1965.
Nella cappella a fianco, dedicata a San Giuseppe, in una nicchia posta sull’altare campeggia la statua in cartapesta del Santo che regge in braccio il Bambino Gesù. Questa statua, come quelle delle altre due cappelle successive, risale agli anni ’30 del Novecento. A sinistra dell’altare vi è un recentissimo dipinto raffigurante il Beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925).
La statua del Sacro Cuore di Gesù è ospitata dalla penultima cappella, mentre nell’ultima troviamo una serie di statue in cartapesta appartenenti alla Confraternita di S. Antonio, e raffiguranti Gesù morto, Gesù crocifisso e l’Addolorata. Oltre a queste, la cappella ospita la statua lignea di Sant’Antonio da Padova, che risale al 1830, anno in cui essa fu donata alla neonata Confraternita dal Capitolo mottolese.
All’esterno della chiesa, sul lato sud, abbiamo il campanile del XIV secolo, dichiarato nel 1890 “monumento nazionale”. Alto circa 21 metri, ha pianta rettangolare, e si sviluppa per tre piani. Su ogni facciata si aprono due ordini di finestre a tutto sesto, che nell’ordine superiore sono bifore. Delle due campane, la più grande risale al XVIII e la più piccola al XIX secolo.

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