Chiesa dell’Immacolata – già Cappella del Convento Francescano

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Nel 1606 il convento dei frati Francescani della Scarpa, fondato nel XIV secolo nell’attuale perimetro del Centro Antico, venne spostato al di fuori delle mura in una nuova costruzione, adiacente alla chiesetta extra moenia di Santa Maria della Vetera, secondo la tradizione fatta edificare dal nobile mottolese Rainaldo de Rovilla nel 1283. Dopo appena ottant’anni la costruzione dovette essere demolita perchè già cadente, e si ricostruì il Convento Francescano con una sopraelevazione, laddove è attualmente ubicato un centro culturale comunale. Nello stesso tempo si colse l’occasione per intervenire pesantemente sul tempietto della Madonna della Vetera, riedificando su di esso la nuova chiesa del Convento. Alla antica cappella angioina furono abbassate le volte, demoliti gli altari, e venne inglobata nelle fondamenta del nuovo edificio sacro.
La chiesa della Vetera, i cui resti sono conservati nei sotterranei della attuale Immacolata, era a pianta binavata e presentava quattro altari laterali, uno dei quali quasi sicuramente dedicato a San Giorgio. Sono ancora leggibili piccoli brandelli di affreschi appartenenti alla originaria decorazione pittorica, risalente alla fine del Duecento.
La chiesa dell’Immacolata presenta una semplice e lineare facciata settecentesca di stile neoclassico, ingentilita dal campanile risalente alla fine dell’800. Essa è a pianta rettangolare, ad una sola navata, ed oltre all’altare principale presenta sei altari laterali. La decorazione interna degli stucchi che ornano le pareti, il soffitto e gli altari è in stile tardo barocco, con alcune pitture di particolare pregio artistico effigiate in stile neoclassico sulla volta del tempio, risalenti al XVIII secolo.
Partendo dall’entrata, sulla volta in alto sono campiti Il sacrificio di Abramo, con l’Angelo che ferma la mano armata che sta per immolare Isacco; quindi, dopo la raffigurazione in rilievo dei simboli della Trinità, abbiamo un altro notevole affresco che rappresenta una Scena Biblica. Infine, sul soffitto dell’abside è raffigurata una maestosa Assunzione della Vergine.
Per quanto riguarda le altre decorazioni del vano absidale, le pareti mostrano tre pregevoli vetrate policrome, di recente fattura, che rappresentano i primi tre Misteri Gaudiosi: la vetrata centrale presenta una Annunciazione, la parete destra ospita la Visita di Maria ad Elisabetta, e la parete sinistra la vetrata della Natività, al di sotto della quale è posta un grande statua in legno di Gesù Crocifisso. Sull’altare troviamo poi le statue in cartapesta, risalenti alla seconda metà dell’800, della Vergine Immacolata e dei Santi Medici Anargiri San Cosma e San Damiano, oggetto di particolare venerazione da parte della comunità cittadina.
Ponendosi di spalle al vano absidale, sulla sinistra troviamo subito l’altare privilegiatum dedicato al Serafico, sul quale troneggia un affresco riportato raffigurante San Francesco d’Assisi e databile al XIV-XV secolo, che sicuramente proviene dal primo convento francescano adiacente a Largo Mater Domini, alla estremità settentrionale del Centro Antico, che venne abbandonato nel XVII secolo quando i frati si trasferirono nella nuova sede conventuale, posta al di fuori delle mura. L’affresco, secondo la tradizione popolare, venne realizzato sul masso usato come cuscino dal Santo dei poverelli quando questi visitò Mottola nel 1224, mentre tornava dall’Egitto, lasciando miracolosamente la impronta della sua testa sulla lastra di pietra (la superficie sulla quale è realizzato l’affresco mostra effettivamente un evidente avvallamento). Una nicchia sulla sinistra dell’altare contiene anche una statua in cartapesta raffigurante San Francesco.
Segue l’altare dedicato a Sant’Antonio da Padova, la cui tela è stata asportata per restauri decenni addietro, ed ancora un terzo altare sovrastato da un dipinto raffigurante la Visione di San Giuseppe da Copertino, dedicato al santo che la comunità francescana di Mottola ebbe ad ospitare nel 1637, nel corso del suo apostolato. Sotto la tela è posto il Confessionale, di fronte al quale, sull’altare opposto dedicato a San Vito, vi è un Fonte Battesimale in marmo, sul quale appare il dipinto di San Vito, Santa Crescenza e San Modesto, che furono martirizzati insieme sulle rive del fiume lucano Sinni.
L’altare successivo, dedicato al Crocifisso, ospita una teca contenente la statua lignea di Gesù morto, mentre manca il Crocifisso posto originariamente al di sopra dell’altare.

Chiude la serie l’altare dell’Immacolata, ove troneggia un dipinto dell’Assunzione della Vergine, affiancato dalla statua di Santa Rita da Cascia.
La Chiesa del Convento, confiscata dallo stato nel 1809, venne restituita nel 1840 dal Re al supplicante Canonico don Domenico Buttiglione, che la riaprì al culto dedicandola all’Immacolata.
Nel 1867 presso l’ex convento seicentesco si trasferirono i Regi Carabinieri, le carceri, le poste ed il telegrafo, nonchè la Ruota degli esposti, ovvero il posto dove venivano abbandonati alla pubblica pietà i bambini illegittimi o indesiderati. L’edificio venne profondamente ristrutturato ed in pratica ricostruito nei primi decenni del Novecento, ospitando la Stazione dei Carabinieri e gli alloggi dei militari e attualmente un centro culturale comunale.

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