Il complesso boscato di circa 520 ettari di proprietà comunale, attraversato dalla strada provinciale n.36 Mottola-Martina Franca, si snoda in dolci collinette dalla morfologia poco accidentata tra i 450 ed i 400 m. s.l.m. in direzione N-SW su un vasto altopiano del gradino murgiano, che poi degrada rapidamente ai 300 metri di quota verso il territorio di Massafra.
Dal punto di vista geologico il pianoro boscato è ricoperto di sedimenti del Pliocene e del Pleistocene, cui fanno seguito i terreni del Cretaceo della Murgia Alta che culminano, al confine con il territorio di Massafra, in una scarpata di faglia incisa dall’azione delle acque, che forma una gravina ad andamento N-SW che forse si è sviluppata in una preesistente linea di frattura di natura tettonica, a seguito dell’azione erosiva delle acque, detta la gravina di Corneto.
Il bosco di Sant’Antuono occupa la sottozona media e fredda del Lauretum a siccità estiva. Le precipitazioni idriche sono concentrate nel periodo autunnale ed invernale, con una media di 700 mm. annui.
Questo bosco è posto in un’area di transizione che in pochi kmq mostra e riassume tutte le espressioni del territorio murgese, dal bosco di Fragno alle gravine, con tutte le forme intermedie di passaggio dall’una all’altra cenosi. Così è presente il bosco mesofilo (che abbisogna di un certo grado di umidità media) a Fragno e Roverella; il bosco mesofilo a Leccio, Roverella e Fragno; il bosco e boscaglia a Leccio e macchia a Pino d’Aleppo; la macchia-gariga xerofila (arida) a Pino d’Aleppo.
Il bosco a Fragno e Roverella si sviluppa su terreno tufaceo, metri 430 s.l.m. Il querceto di caducifoglie presenta nel sottobosco prevalentemente le seguenti varietà arbustive ed erbacee: il Perastro (Pirus communis var. amygdaliformis), il Biancospino (Crataegus oxyacantha var. monogyna), l’Oleastro (Olea sylvestris), il Prugnolo (Prunus spinosa), il Terebinto (Pistacia therebintus), il Lentisco (Pistacia lentiscus), il Prunello (Rhamnus saxatilis), Rhamnus catharticus, il Pungitopo (Ruscus aculeatus), l’Asparago (Asparagus acutifolius), la. Fillirea (Phyllirea media), il Cisto marino (Cistus monspeliensis).
Il bosco mesofilo a Leccio, Roverella e Fragno, che si stende tra i 400 ed i 360 mt. s.l.m., è legato alla formazione calcarea del tipo a dolomia grigio scura. Nel sottobosco ritroviamo soprattutto Fraxinus ornus, Phillirea angustifolia, la Fillirea (Phillyrea media), l’Alaterno (Rhamnus alaternus), il Terebinto (Pistacia therebintus), il Lentisco, il Cisto rosso (Cistus incanus), Rosa agrestis.
Più in basso, tra i 360-320 m. s.l.m., troviamo il bosco e boscaglia a Leccio e macchia a Pino d’Aleppo. Riducendosi le condizioni di umidità del bosco, questa zona presenta un aspetto diverso dalla foresta di caducifoglie, accogliendo parecchie specie della originaria foresta sempreverde e della macchia mediterranea xerofila. Sono presenti grossi cespugli di Corbezzolo (Arbutus unedo), Phillirea angustifolia, la Fillirea, Viburnum tinus, il Lentisco; si affermano le specie lianiformi quali Smilax aspera, Tamus communis, Lonicera implexa, Rubus canescens, Rubus ulmifolius, Clematis flammula, Rubia peregrina. Altre piante ampiamente presenti nel sottobosco sono il Pungitopo (Ruscus aculeatus), i cisti (Cistus monspeliensis, Cistus salvifolius), il Rosmarino (Rosmarinus officinalis), il Ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus).
A quote ancora più basse, presso la gravina di Corneto, si afferma la macchia-gariga a Pinus halepensis: leccio e pino d’Aleppo in forma cespugliosa, il Lentisco, il Mirto (Mirtus communis), il Rosmarino(Rosmarinus officinalis), Daphne gnidium, il Timo (Timus capitatus), Crataegus monogyna, il Salvione giallo (Phlomis fruticosa), Prunus spinosa. Nella gravina di Corneto – che prende il nome dal Corniolo (Cornus mas), raro nelle Murge, qui presente in forma di arbusto o piccolo albero – ritroviamo anche alcuni arbusti di Acero minore (Acer monspessulanum) e di Albero di Giuda (Cercis siliquastrum). I versanti della gravina sono ricoperti da una fitta lecceta.
All’interno del bosco, nei pressi della S.P. n.36, lungo un tratturo che porta alla gravina di Corneto si può osservare una grande cisterna per la raccolta delle acque piovane, recentemente restaurata. I restauri hanno interessato a poche centinaia di metri anche la “lamia” – caratteristica costruzione in pietra calcarea utilizzata quale rifugio di pastori e cacciatori, nonchè come alloggiamento di distaccamenti della Guardia Nazionale nel periodo del brigantaggio – realizzata nel 1848 ed ingrandita nel 1934.