la Chiesa rupestre di San Gregorio
Risalendo dalla gravina di Petruscio e Casalrotto verso Mottola, ai bordi della periferia del centro abitato nelle vicinanze del depuratore e del macello comunale, all’altezza del km 61,5 della ex strada statale 100, la chiesa rupestre seminterrata di San Gregorio si affaccia in un complesso grottale molto esteso – che comprende nelle immediate vicinanze le due chiese rupestri della Madonna delle Sette Lampade e la chiesa della Madonna degli Angeli – anche se sicuramente meno imponente degli scenari di molti altri insediamenti rupestri mottolesi. In compenso, l’interno del tempietto presenta caratteristiche architettoniche ed iconografiche di grande pregio e monumentalità, che lo hanno reso giustamente famoso presso gli studiosi e gli storici dell’arte.
L’impianto della chiesa, a croce greca inscritta, è di tipo basilicale, lunga sette metri e larga otto, con tre navate e tre absidi semicircolari a fondo concavo. La sua escavazione originaria risale probabilmente al IX-X secolo, ed importanti interventi di abbellimento si registrano presumibilmente a partire dal XII secolo. Infatti le navate sono accuratamente scompartite da quattro grandi pilastri cruciformi di semicolonne, posti su basi circolari e sormontati da capitelli quadrangolari a duplice listello, dai quali si dipartono archi a tutto sesto. I soffitti dell’aula sono accuratamente scolpiti a finte travature nelle campate laterali e a spioventi in quelle centrali, mentre nel bema presentano nella campata centrale una cupola simbolica con croce, a sinistra un’altra falsa cupola costituita da due cerchi concentrici e a destra una cupoletta in conci di tufo, attualmente crollata. In origine il bema rialzato di 40 cm, a cui si accede con due gradini dal naos, era diviso dall’aula da una iconostasi quasi certamente completa, successivamente demolita, e nelle tre absidi troviamo i resti degli altari. Sulle pareti dell’aula si aprono otto archivolti e sei nicchie, due delle quali suggestivamente affrescate con soggetti sacri in forma iconica.
Gli affreschi della chiesa rupestre di San Gregorio
Il corredo pittorico della cripta è limitato a tre soli affreschi iconici. Il più importante e celebrato dei dipinti della chiesa è senza dubbio il maestoso Pantocratore, rappresentato a mezzo busto nella calotta centrale dell’abside. Il Cristo, benedicente con la mano destra, è raffigurato in uno sfondo bipartito, color ocra nella parte inferiore ed azzurro in quella superiore, delimitato da una cornice rossa. Il viso è mesto e contemplante, segnato dai lunghi capelli ondulati e dalla barba a due punte, con un grande nimbo crucigero color ocra circondato da perline bianche, ai cui lati campeggiano le iscrizioni esegetiche IC XC. Veste una tunica rossa ed un grande manto azzurro, e mostra un libro aperto nella mano sinistra, che reca la consueta iscrizione in caratteri greci.
Il bellissimo Pantocratore mottolese è stato paragonato da più parti – per le molteplici affinità stilistiche – ad uno dei più famosi ed importanti mosaici siciliani del XII secolo, ovvero il Pantocratore del Duomo di Monreale, e di conseguenza si è ipotizzata la sua stesura da parte di artisti erranti di provenienza greco-sicula influenzati dal modello siciliano, collocando la sua realizzazione tra la fine del XII ed il XIII secolo. Quasi sicuramente il dipinto è stato realizzato utilizzando lo schizzo preparatorio (sinopia) disegnato direttamente sulla roccia.
La raffigurazione del Cristo come Pantocratore nella calotta absidale di una chiesa rupestre è peraltro avvenimento abbastanza inusuale nella nostra regione (nelle absidi delle chiese rupestri prevale infatti la raffigurazione della Déesis), e nel Tarantino gli unici due esempi di tal genere sono presenti a Mottola, a San Gregorio – per l’appunto – e nella chiesa rupestre di Cristo alle Grotte.
Nella navata destra, in una archeggiatura posta presso l’ingresso dell’abside, è raffigurato il dittico della Vergine con Bambino e San Bartolomeo Apostolo, di fattura popolaresca, risalente quasi certamente al XIV secolo. Il dittico è racchiuso in alto da due archeggiature bianche ornate da lettere in rosso ocra. Secondo alcuni studiosi locali la cripta dovrebbe portare il nome della “Madonna Nera”, a causa di una presunta antica denominazione popolare dell’icona della Vergine del dittico.
Al dittico segue, sempre nella navata destra, l’immagine gravemente sfigurata nel volto di San Nicola, con l’iscrizione esegetica in lettere latine, databile anch’essa al XIV secolo. Il Santo Vescovo è rappresentato frontale ed a figura intera, col libro posto nella mano sinistra mentre benedice alla greca con la destra, ed è raffigurato sullo sfondo blu scuro entro un arco a tutto sesto composto da foglie di acanto stilizzate, che poggia su due colonnine con capitelli a bulbo.
Con ogni probabilità, l’originario arredo pittorico della chiesa era aniconico, costituito da croci affrescate entro campi circolari oppure ovali. Nelle nicchie presenti sulle pareti sono visibili i resti di almeno sei di queste croci consacratorie, databili al X secolo, mentre altre sono state presumibilmente ricoperte dagli affreschi realizzati in epoca più tarda.