Questa chiesa rupestre, scoperta solo nel ’63, è stata definita “Cappella Sistina della pittura parietale rupestre” dal critico d’arte Vittorio Sgarbi. Curiosamente, già dagli anni ’70, accademici del calibro di Cosimo Damiano Fonseca avevano già battezzato la chiesa rupestre di San Nicola di Mottola “la Sistina delle chiese rupestri d’Italia meridionale”. Proponiamo di visitarle entrambe, per gustarne le peculiarità e le differenze, pur tenendo presente e osservando che entrambe sono figlie dello stesso fenomeno storico-urbanistico e religioso che fa della Puglia e della Basilicata una sola regione o comprensorio dai punti di vista ambientale, storico-artistico e culturale: l’habitat rupestre. La suggestiva bellezza della Cripta del Peccato Originale consiste innanzitutto nell’arcaicità degli affreschi, altomedievali, databili al IX secolo e dunque tra i più antichi in ambito rupestre locale. In essi si rinvengono influenze della cultura dei Longobardi, che all’epoca contendevano questi territori ai Bizantini e agli Arabi. La bellezza della cripta è dovuta anche al gusto figurativo del frescante, il cosiddetto anonimo “pittore dei fiori” di Matera, che l’ha resa rappresentativa della spiritualità e dell’iconografia popolare, completa sintesi di temi sacri altomedievali.
La chiesa si trova sul sentiero di Pietrapenta, nei pressi della gravina di Picciano, sulla sponda opposta della quale doveva probabilmente trovarsi un insediamento monastico.
La cripta prende il nome da alcune scene bibliche tratte dalla Genesi, in essa affrescate, ed è stata battezzata così dai suoi scopritori, esponenti del circolo culturale “La Scaletta”, ma è anche nota come la “Grotta dei Cento Santi”, da come venne definita dal pastore che la indicò loro, poiché vi si rifugiava con le sue pecore fin da bambino, sentendosene rassicurato.
Questa chiesa, dalla pianta grosso modo rettangolare, si presenta povera di elementi architettonici, fatte salve tre nicchie, di cui una a fondo piatto, che movimentano la parete sinistra.
Sulla parete di fondo vi è un affresco raffigurante Cristo Redentore e, alla sua sinistra, vi è l’affresco riguardante l’episodio biblico del Peccato Originale.
Adamo appare, nudo, in piedi, accanto al Redentore, a fianco del quale vi è una palma stilizzata, simbolo del Paradiso. E’ descritto l’attimo della creazione, quando Dio si manifesta attraverso la chierofania, vale a dire attraverso il gesto della sua mano che dall’alto si indirizza verso Adamo ed Eva, quasi a toccarli. Segue la scena di Eva, nuda, che vien fuori dal costato di Adamo e dello stesso Adamo che protende le braccia verso la Divina Volontà con devota gratitudine. Ancora, segue la scena di Eva, in piedi, vicino l’albero sul cui tronco è attorcigliato il serpente con la bocca spalancata. Infine, Eva offre il frutto proibito ad Adamo.
Sull’altra metà della parete è raccontato l’avvento delle Tenebre (il male ) e della Luce (il bene). Nella prima scena, il Cristo è in piedi, benedicente, rivolto verso un giovane, vestito con tunica, avente le mani legate ed incrociate sul ventre. Nella seconda scena Gesù è seduto ed alza la sua mano destra aperta verso una figura osannante, vestita con una ricchissima veste talare.
Segue, più in basso, una scena raffigurante la purificazione di un Vescovo, che si lava le mani con l’acqua che gli viene versata da un diacono da un’anfora d’oro. Entrambi i personaggi hanno lunghi capelli e chieriche sulle rispettive teste.
L’intero ciclo di affreschi è racchiuso entro una cornice gialla, ornata di nero, con decorazioni a puntini bianchi e a gemme rosso-nere. Le figure sono poste su sfondo bianco e sono avvolte, nella parte inferiore, da una decorazione floreale molto bella e particolare.
Tutte e tre le nicchie, corrispondenti ad altrettante absidi, poste sulla parete sinistra, sono decorate da affreschi.
Il primo rappresenta San Pietro, posto al centro tra Sant’Andrea e San Giovanni. Il secondo ritrae la Madonna col Bambino posta al centro tra due figure femminili nimbate e aventi il capo reclinato verso la Vergine.
Il terzo raffigura gli Arcangeli: al centro san Michele tra San Gabriele e San Raffaele. Questi affreschi sono racchiusi entro una cornice rossa , bordata di nero.
Nella zona più interna appare il Cristo che regge un globo nero con la mano sinistra, mentre di lato, genuflesso, vi è l’Arcangelo Michele in adorazione. Segue un altro affresco, in prossimità dell’ingresso, rappresentante il Cristo che regge una pergamena con la mano destra e San Pietro, genuflesso, con le mani protese verso il Redentore. Si tratta del tema iconografico della traditio legis, tipico dell’arte paleocristiana, riguardante l’autorità papale, ricevuta da Pietro direttamente da Cristo.