La Cattedrale di Santa Maria Assunta

Castellaneta divenne sede vescovile verso la fine dell’XI secolo. Tuttavia, non è dato sapere come fosse strutturato l’edificio che costituiva la cattedrale di quel periodo. Le prime notizie su questa chiesa, intitolata dapprima a San Nicola e, successivamente, a Santa Maria Assunta, risalgono al XIV secolo. Le sue forme romanico-gotiche furono comunque cancellate per assumere via via quelle del barocco ed essa fu terminata nel 1771.

Realizzata in pietra calcarea bianca, presenta un prospetto con un doppio ordine di trabeazioni. Ciascun ordine ha una balaustra con lesene binate. Lateralmente, al primo ordine, vi sono le statue di San Nicola, patrono della città, a sinistra, e di San Gennaro, a destra. Le quattro statue poste sulla sommità del secondo ordine rappresentano, invece, le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Sul lato sinistro della chiesa vi è il campanile trecentesco, residuo dell’originaria architettura romanica, a forma quadrata. La cella campanaria ha eleganti bifore, ripartite da snelle colonnine in pietra, sormontate da capitelli, ornati a fogliame e a motivi vegetali.

Internamente, delle tre navate, quella centrale termina con un’abside a catino ed ha una volta a capriate, mentre quelle laterali sono voltate a botte. Le navate sono separate da colonne binate con capitelli compositi. Sia le colonne sia le partiture murarie sono in muratura, decorata con stucco lucido marmorizzato.

A sinistra, la prima cappella è dedicata a Maria SS. Consolatrice. La seconda cappella è dedicata al SS. Sacramento: questo ambiente è decorato con eleganti stucchi e impreziosito da un altare, realizzato nel 1758 ad opera dell’omonima Confraternita, con marmi policromi scolpiti e intarsiati.

Sui muri laterali vi sono delle tele, eseguite nel 1797 dal pittore pugliese Domenico Antonio Carella: “Il sacrificio di Isacco”, “La comunione di San Pietro” e “Le nozze di Cana”. La quarta tela, realizzata da Fra’ Salvatore Galasso di Massafra, è una copia che sostituisce invece quella originale del Carella, rovinata dall’umidità, e rappresenta “L’ultima Cena”.

La terza cappella è dedicata al SS. Crocifisso. Si racconta che il crocifisso di legno, posto nella nicchia e risalente al 1492, ancora oggi conservi i capelli che gli furono donati dallo stesso scultore. La leggenda vuole che il crocifisso non debba essere mai spostato dalla sua collocazione, a pena di terribili calamità che potrebbero abbattersi sulla città di Castellaneta. In questa cappella vi sono anche quattro tondi, in cui sono raffigurate scene della Passione di Cristo.

Sull’altare principale vi sono due grandi dipinti, entrambi eseguiti dal Carella nel 1802: “I Filistei restituiscono l’Arca al popolo eletto” e “Davide danza davanti all’Arca”. In quest’ultimo, sullo sfondo della scena festosa, si intravede una città murata. In basso a sinistra di questa, ben riconoscibile, la cattedrale di Castellaneta, con le sei statue poste alla sua sommità. Degni di nota sono anche gli stalli del coro ligneo e l’altare maggiore. Esso fu costruito nel 1772 dagli artisti napoletani Carlo e Vincenzo Ferrara, che realizzarono anche l’altare della cappella di San Nicola.

La quarta cappella, in fondo alla navata destra, è dedicata a San Nicola. Nella nicchia dell’altare è conservata la statua d’argento a mezzo busto del Santo, realizzata nel 1756 da bottega napoletana su commissione di Monsignor Filo.

Ancora nella navata destra vi è l’altare dell’Immacolata Concezione, rinnovato nel 1857, ossia, dopo tre anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Quindi, segue l’altare di San Rocco e ancora l’altare di San Francesco da Paola, attualmente compatrono della città, festeggiato la seconda domenica di maggio. Sul finire del 1600 il suo culto arrivò in città e divenne così popolare che nel 1754 fu commissionata a Napoli la statua che si trova sull’altare.

Seguono gli altari dell’Addolorata e di San Francesco Saverio.

Infine, volgendo lo sguardo in alto, è possibile ammirare il ricco soffitto dipinto da Carlo Porta, pittore molfettese, nel 1739, per volere di Monsignor Filo. Esso si divide in undici scomparti, delimitati da corpose cornici di legno dorato intagliato. Al centro vi sono tre grandi dipinti: il primo, vicino all’ingresso, rappresenta “San Nicola che libera Adeodato al banchetto del sire Agareno”; nel secondo, al centro, vi è “L’Incoronazione della Vergine Assunta”; il terzo, vicino al presbiterio, raffigura “La Caduta degli angeli ribelli”. Nel 1700, infatti, San Michele Arcangelo era il compatrono della città di Castellaneta. Ai lati dei tre grandi dipinti centrali compaiono le allegorie delle tre virtù teologali: Fede, Speranza, Carità e l’allegoria della Religione. Agli spigoli, sono raffigurati i quattro Evangelisti.

Sulla facciata, lo stemma del vescovo attuale, Monsignor Maniago (motto: “In manus tuas”).

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